La nuova Mini Cooper, il piccolo gioiello Elettrico che scatena la Polemica…

Lorenzo Fiorentino
  • Laureando in Lingue, Letteratura e Giornalismo
  • Redattore esperto di auto di lusso
29/05/2024

Un mito inglese dell'automotive, ma adesso è elettrico e soprattutto non così tanto british. Ecco la nuova Mini Cooper che scatena la polemica geopolitica mondiale.

La nuova Mini Cooper, il piccolo gioiello Elettrico che scatena la Polemica…

Una vera e propria icona a quattro ruote del Regno Unito, solamente che adesso la Terra di Re Carlo non è più la sua vera casa, e questo ha fatto scatenare una grande polemica. Ecco la nuova Mini Cooper, la mitica city-car super stilosa e storica, la Fiat 500 d’Inghilterra per intenderci, ora prodotta dal Gruppo Bmw, ma con un aiutino da parte della Cina. E tutto ciò, a quanto pare, all’occidente, e soprattutto agli Usa, non è piaciuto per niente. Comunque sia, adesso la piccola inglesina si è trasformata in un gioiello elettrico con l’obiettivo di trascinare sempre più automobilisti verso la mobilità green con la sua classe intramontabile. Classe che sembra essere rimasta intatta, nonostante questa sua versione in stile futuristico da terzo millennio e full electric. Insomma, la Mini è sempre la Mini, ma adesso ha il segno (indelebile) del Dragone, e quindi…

La Mini Cooper si rinnova con l’aiuto del Dragone

Tu aiutati che il Dragone ti aiuta, potrebbe essere il nuovo detto (leggermente revisionato) della produzione automobilistica mondiale dei giorni nostri, dove l’oriente, e più precisamente la Cina, comincia seriamente a incutere timore a tutta l’altra metà del mondo, inclusi altri colossi asiatici del calibro di Toyota, Kia, Mazda e altri brand giapponesi e coreani che in questo momento sembrano pronti a prendere la leadership universale dell’automotive. Insomma, nessun costruttore oggi sembra dormire sonni tranquilli, a letto sempre con un occhio aperto, per controllare i movimenti, le tattiche, e le strategie delle aziende cinesi. E poi, però, ci sono altri produttori occidentali, ovvero europei (ma anche Tesla) che in Cina ci fanno molti affari.

È il caso del gruppo tedesco Bmw, che al suo interno conta anche la storica azienda britannica Mini, che adesso sembra attingere molto dalla Cina; ma prima di parlare delle polemiche nate intorno a questa city-car, forse dovremmo spendere qualche parola in più riguardo alla stessa vettura, che sì, continua a essere un piccolo gioiellino su quattro ruote, e adesso pure super tecnologico e a emissioni zero, in una sola parola elettrico.

Mini Cooper E

Dunque, nella sua nuova vita, la piccola inglesina si presenta sempre con il suo iconico design a tre porte, su cui, però, alcune asperità divenute ormai datate sono state definitivamente smussate. La carrozzeria si questa generazione, quindi, sembra virare un po’ verso un disegno minimalista, quasi scandinavo per intenderci, dalle maniglie a scomparsa delle portiere, alle modanatura appiattite, o quasi, sul cofano, passando anche per i gruppi ottici (inevitabilmente a Led) contraddistinti da una forma circolare e da un gioco di luci quasi elementare.

A cambiare del tutto è naturalmente la motorizzazione della vettura. Stefanie Wurst, capo del brand inglese, ha affermato che “con la nuova Mini Cooper E completamente elettrica, offriamo un’ottima opzione entry-level nella nuova famiglia Mini. I suoi 184 CV garantiscono un’agilità entusiasmante e un’accelerazione entusiasmante senza alcun sacrificio”. Quindi, l’obiettivo è offrire anche un prezzo di listino basso, o quanto meno accessibile, anche se nei fatti il costo d’acquisto per la versione full-electric parte da poco più di 27 mila euro; poco per il mercato delle elettriche, ma comunque non basso.

Inoltre, a parte il suo eterno fascino e il motore di nuova generazione ed ecologico, l’auto punta anche su un piacere di guida del tutto nuovo (e godibile), un comfort rinnovato, e un abitacolo iper tecnologico caratterizzato, anche lui, da un “arredamento” minimalista e soprattutto il nuovo volante e il nuovo schermo centrale per l’infotainment di forma circolare e dotato di innumerevoli funzionalità. Ma adesso passiamo ai tasti dolenti della questione…

 

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Se fai affari con i cinesi qui non sei il benvenuto, a quanto pare

Non sono certo nuove le scaramucce tra Usa e Cina, e anche Europa e Cina. Il Vecchio continente a ottobre aveva addirittura dato vita a un’indagine per fare luce , come ha riportato il giornalista Omar Abu Eideh in un suo articolo su Il Fatto Quotidiano, sulla “presunta concorrenza ‘sleale’ della Repubblica Popolare, che consente alle vetture Made in China di arrivare nel Vecchio continente a prezzi più competitivi rispetto a quelli dei prodotti europei“. Ma nelle ultime settimane, e soprattutto negli scorsi giorni, la situazione è completamente degenerata.

Gli Usa, infatti, hanno deciso di emanare “dazi pesantissimi (oltre il 100% sulle auto elettriche; 25% sulle batterie; 50% su chip e pannelli solari. Oltre a dazi su prodotti medicali, minerali critici, acciaio)”, come riportato da Alberto Annicchiarico su Il Sole 24 Ore. E l’Europa dovrebbe seguire, ma utilizzando una strategia decisamente meno pesante. Joe Biden, però, sembra fare sul serio, tant’è che i porti americani sarebbero pieni di auto elettriche (e non) bloccate perché al loro interno avrebbero dei componenti prodotti da aziende cinesi vietate negli States, la causa è che queste sono state accusate di utilizzare il lavoro forzato. La grande sorpresa riguarda però i brand produttori di queste vetture: tutti tedeschi, inclusi gli svedesi di Volvo. Ma cosa c’entrano loro?

Mini elettrica

Come specificato in precedenza, molti produttori automobilistici tedeschi fanno affari con i cinesi. Addirittura Volkswagen è presente da oltre quarant’anni sulla Terra del Dragone, e questi starebbero spingendo l’Ue a evitare qualsiasi emulazione di Biden, per paura di subire violente (sul piano commerciale) ripicche da parte di Xi Jinping. Tra questi brand è presente anche Mini, attraverso Bmw, che, riporta ancora Annicchiarico, “ha importato negli Usa 8mila Mini Cooper con componenti elettronici provenienti da un fornitore cinese vietato perché accusato di utilizzare il lavoro forzato”. Inoltre, nello specifico la piccola britannica a tre porte, rivela Simonluca Pini su Il Sole 24 Ore, è “prodotta in Cina sulla piattaforma Spotlight Ev, creata grazie alla joint venture con la cinese Great Wall“. Insomma, passaporto anglo-cinese che non sembra piacere agli europei, men che meno agli americani.