Ti sveliamo le tappe di un food trip davvero goloso tra i Borghi del Piemonte…

Laura Pistonesi
  • Esperienza di 20 anni in comunicazione e PR
  • Esperta di beauty, fashion e viaggi
09/06/2024

Goloso, raffinato ricco di storia e tradizione, un food trip in Piemonte è un'esperienza da fare assolutamente...

Ti sveliamo le tappe di un food trip davvero goloso tra i Borghi del Piemonte…

L‘Italia dal Nord al Sud è un piatto goloso, ogni regione ha qualcosa da farci scoprire, da farci venire l’acquolina in bocca. Regalarsi un food trip in una delle regioni del nostro Paese è un’esperienza che conquista tutti e non solo gli amanti dell’enogastronomia. I food tour non sono soltanto un modo per trascorrere la pausa pranzo e cena assaporando un piatto tipico, ma è il modo per conoscere le tradizioni di un luogo, le botteghe storiche, il lavoro contadino e artigianale, è quello che ci permette di scoprire il lato più autentico della Regione, qualsiasi sia quella scelta. Regalarsi un food trip in Piemonte, per esempio, è il modo per conoscere la storia Sabauda, ma conoscere l’influenza occitana vista la posizione geografica a confine con la Francia. Un tour enogastronomico non coinvolge soltanto le ormai famose e iconiche Langhe e Monferrato,  ma anche la città di Torino, la Val Chisone con i prodotti occitani, la Val Curone e tanto altro. Ecco un’idea golosa di Food Trip per scoprire i sapori del Piemonte…

Dal tartufo ai vini, il food trip nelle Langhe e Monferrato è prestigioso e ricco

Sicuramente la parte più raffinata del food trip in Piemonte vede come protagonista la zona delle Langhe, Monferrato. Qui gli appassionati di enogastronomia trovano la felicità più completa. Questa zona di dolci colline, vigneti e profumi è così bella e ricca di prodotti di eccellenza da essere Patrimonio Mondiale dell’UNESCO. In cima alla classifica si trova per ricchezza e prestigio il Tartufo Bainco di Alba, quel tartufo che si raccoglie nella tarda estate, durante tutto l’autunno, fino all’inizio dell’inverno che nasce spontaneamente per cui non è previsto alcun tipo di coltivazione. Il tartufo bianco piemontese è sempre stato considerato il più pregiato, ma solo nel ‘900, il Tartufo d’Alba ha acquistato fama mondiale, grazie alla geniale opera di promozione svolta da Giacomo Morra, albergatore e ristoratore di Alba, giustamente “incoronato” Re dei Tartufi già nel 1933 dal Times di Londra. Insieme al tartufo le Langhe sono le regine di alcuni dei vini più iconici del nostro paese. Sono il Barolo, il Barbera d’Asti, il Barbaresco, il Nebbiolo a rendere inebriante il food trip nelle Langhe e non sono poche le cantine che vi permetteranno di fare una degustazione lenta e poetica.

Tra Alba e Garessio potete assaggiare il vero vitel toné

 

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E’ un altro dei piatti tipici piemontesi, che conquista tutti, il vitel toné è un altro piatto imperdibile della regione. Sono varie le città piemontesi che vantano la paternità di questo piatto, ma la tradizione lo fa risalire a due cittadine in provincia di Cuneo: Alba e Garessio, anche se Pellegrino Artusi nel suo “ La Scienza in cucina e l’Arte di mangiare bene” dice che in realtà esso risale al medioevo. La parola tonè, che oggi si fa ricondurre al tonno, in realtà  deriva dal termine francese “tanner” conciare,  probabilmente riferito alla marinatura della carne in acqua e aceto o al colore della salsa a base di acciughe che la accompagna. Oggi, in realtà, questo piatto di fettini sottili di vitello viene servito freddo con una salsa di tonno e capperi come antipasto o secondo piatto.

Ad Alessandria ed Asti gli agnolotti del Plin non dovete proprio perderli!

 

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Sono anche detti agnolotti piemontesi e sono un piatto molto tipico della tradizione in questa regione, per cui non devono proprio mancare nel vostro food trip piemontese. Si tratta di una pasta ripiena che si mangia in tutto il Piemonte anche se la sua zona di origine è quella di Asti e Alessandria. Questi piccoli ravioli si chiamano così perché sono di forma rettangolare e piccoli come un pizzicotto da cui deriva il termine plin, quello che si fa per racchiudere il ripieno in una sfoglia di pasta. Solitamente venivano serviti senza alcun condimento, proprio per gustare fino in fondo il loro sapore, però nella cucina comune oggi si servono con burro e salvia o sugo di arrosto.

Prima di partire passate da Torino nel food trip non deve mancare un grissino originale

Il grissino è Torinese, lo sappiamo tutti e andare via dal Piemonte senza averlo assaggiato è proprio fuori discussione. Il suo nome viene attribuito alla parola piemontese ghërsa che nel linguaggio popolare indicava una particolare forma di pane allungato. La sua nascita va fatta risalire ad Antonio Brunero, il fornaio di casa Savoia che su indicazione del medico reale inventò questo alimento nel 1675 per permettere al piccolo Vittorio Amedeo II di mangiare il pane perché non digeriva la mollica. La composizione del grissino è del tutto identica a quella del pane normale, ma il suo metodo di lavorazione è molto lungo. In origine per farli occorrevano 4 persone lo Stiror era colui che stirava l’impasto, il Tajor era invece colui che dopo la manipolazione del primo tagliava la pasta in pezzi di circa 3 centimetri, il Coureur era invece la persona che deponeva su una paletta strettissima e lunga  due bastoncini e poi la introduceva nel forno alla piemontese ed infine il Gavor a cui spettava il compito di estrarre i bastoni dal forno e di spezzarli in due.