Passione Coupé: le 3 più belle degli anni ’70!

Lorenzo Fiorentino
  • Laureando in Lingue, Letteratura e Giornalismo
  • Redattore esperto di auto di lusso
20/12/2022

Passione Coupé, quando un modello di auto riesce a segnare un intero decennio. Ecco i migliori modelli di quattro ruote direttamente dagli anni '70; le vetture più amate e quelle entrate nella leggenda...

Passione Coupé: le 3 più belle degli anni ’70!

Passione coupé, ovvero quando un veicolo riesce a segnare un decennio. Ecco i migliori modelli degli anni ’70; vetture figlie del proprio tempo, in grado di caratterizzare un determinato periodo e una precisa visione di automobilismo e di mobilità. E lunga vita alle coupé! Ebbene sì, è esistito un tempo lontano, soprattutto qui in Italia, tra le meraviglie del Bel Paese, in cui la realtà automobilistica non veniva dominata da centimetri e pesi. Niente ruote alte e nessuna carrozzeria massiccia. Niente auto alte, o altissime, e nessuna tecnologia informatica né battaglie ecologiste. Insomma, sembrerà strano a molti, ma in quel preciso tempo lontano i SUV e propri modelli affini erano automobili che ancora non avevano visto la luce e non avevano influenzato l’intera mentalità europea riguardo le tanto amate quattro ruote.

E in una situazione del genere ad averla vinta erano la pura sensazione d guida, adrenalina allo stato puro quando ci si trovava alla guida, vetture lunghe e basse, prestazioni al top e soprattutto design mozzafiato che non sarebbero mai più passati di moda. Insomma, tutto il contrario di oggi;  dove al massimo un modello può durare quattro o  cinque anni prima di divenire “outdated”. Scopriamo, allora, quali sono stati i modelli di autovetture in grado di segnare l’intero decennio dei settanta; ovvero quando per le strade italiane impazzava la cosiddetta “passione coupé”!

Le vetture più belle ed iconiche della “Passione Coupé”!

Insomma, una storia completamente differente rispetto all’attualità. Stiamo parlando di quatto ruote, certo; ma in realtà dietro c’è anche molto di più. Si tratta di una tradizione di un Paese, il nostro, e di un popolo, noi. Di una tradizione di mobilità che viaggia ad alte velocità sull’asfalto. Ad altissime velocità! Infatti, stiamo parlando di un periodo in cui l’attenzione di produttori e automobilisti riguardanti alle vetture venivano riservate esclusivamente ai dati delle prestazioni e alle concezioni estetiche. Insomma, l’importanza veniva riservata solamente alla velocità e alla bellezza; e questo ha permesso di dare vita a dei modelli letteralmente mitici, iconici, in grado di marcare indelebilmente la storia dell’Automotive italiano e non.

Naturalmente, come già anticipato nelle righe precedenti, due visioni così differenti di automobilismo; ovvero quella odierna e quella risalente agli anni ’70, presentano numerose differenziazioni. Partiamo dall’attenzione all’ambientalismo e all’ecologia, che allora sembrava un argomento così distante dal mondo a quattro ruote. Per non parlare poi della questione della sicurezza, la quale non aveva alcun appeal sulle aziende produttrici (a parte qualche eccezione) e soprattutto sugli automobilisti. E poi, appunto, tutta una serie di concezioni condivise dai più riguardanti design (esterno ed interno alla vettura), dimensioni della carrozzeria, estetica più in generale, optional indispensabili, richieste sulle prestazioni, e tanto altro ancora.

E capiamoci bene, questo non è un articolo di stampo nostalgico che guarda al passato e rimpiange una realtà oramai andata (la quale in fin dei conti non è stata nemmeno mai vissuta dal sottoscritto); ma questo pezzo vuole essere bensì una sorta di fotografia di un determinato costume italico che amava e venerava l’automobilismo nella sua forma più pura, seppur più dannosa e critica…

E in un presente caratterizzato da strade silenziose, anche se affollate, “fredde”, e pulite (più o meno); abitate solamente da macchinoni dalle ruote alte e dal fisico statuario. Ci sembra doveroso decantare la nostra vecchia e oramai dimenticata tradizione a quattro ruote; fatta di veicoli lunghi, bassi e veloci. Contraddistinta, in poche parole, da una forte e radicata “passione coupé”.

Ecco, allora, alcuni dei modelli più amati degli anni ’70. Quelli mitici, iconici, che sono riusciti a fare la storia, in breve. Delle vetture esclusivamente di nascita italiana e quindi, di conseguenza, caratterizzate da una forte valenza sportiva ed estetica…

Alfa Romeo Montreal, il sogno proibito di tutti gli alfisti del mondo

Partiamo da uno di miti più grandi allora; ovvero la meravigliosa e indimenticabile Alfa Romeo Montreal, il sogno proibito di tutti gli alfisti del mondo. Si tratta di una vettura sportiva stradale a due posti più due prodotta tra il 1970 e il 1977.

Questo modello prese vita con il specifico intento di rappresentare fisicamente cosa fosse la “massima aspirazione raggiungibile dall’uomo in fatto di automobili” per gli automobilisti dell’epoca. Il nome Montreal è dovuto proprio al fatto che il prototipo fu espressamente richiesto dagli organizzatori della kermesse dell’Esposizione Universale di Montréal, in occasione del centenario della Federazione Canadese.

A livello tecnico questo gioiello del Biscione presenta, o meglio presentava, un motore derivato dall’otto cilindri a V a carter secco della 33 Stradale, con cilindrata aumentata a 2,6 litri e potenza specifica che diminuiva da 130 CV a circa 77 CV/litro. Con un design fascinoso frutto della eclettica immaginazione del mitico Marcello Gandini.

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Ferrari Dino 246, ecco come la passione coupé travolge il Cavallino Rampante

Passiamo ora alla proposta della mitica, anzi iconica Ferrari. A Maranello, infatti, tra il 1969 e il 1973 ha visto la luce una vettura dal design straordinario e super sportivo. Un’espressione senza limiti della concezione italiana di automobilismo degli anni ’70.

Stiamo parlando della Ferrari Dino 246, un’autovettura a motore centrale-posteriore stradale in grado di raggiungere vette prestazionali mai sperimentate prima di allora. Il nome “Dino” era in omaggio allo scomparso figlio di Enzo Ferrari mentre la sigla “246” indicava la cilindrata di 2,4 litri ed il numero di cilindri 6 con disposizione a V.

Nel ’73 questo modello uscì dal listino della casa, per fare spazio alle Dino 208 GT4 e 308 GT4 disegnata da Bertone.

Lancia Beta Coupé, uno dei modelli più straordinari della mitica azienda di Torino

Concludiamo con questo meraviglioso prototipo di Lancia, uno dei primi modelli nati sotto la proprietà Fiat. Stiamo parlando della Lancia Beta Coupé, un modello che ha realmente attraversato l’intero decennio degli anni settanta, con una produzione che va dal 1973 al 1982.

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Questa vettura utilizzava dei motori bialbero Lampredi, ed era disponibile con un 1.6 da 109 CV e un 1.8 da 119 CV. Il modello sbarcò anche sul mercato statunitense. Insomma, stiamo parlando di un veicolo italiano importante a livello mondiale, vero conquistatore di automobilisti e appassionati.